Attentati in Europa, come evitare l’effetto emulazione causato dai media

L’Europa è sconvolta da una serie di attentati terroristici senza precedenti.

Attentati Francia Rouen e Svezia Malmoe nello stesso giorno

Attentati Francia Rouen e Svezia Malmoe nello stesso giorno

La Germania non aveva ancora subìto attentati, ma in una settimana ne ha avuti quattro: Wurzburg, Monaco, Reutlingen, Ansbach.

In Francia, dopo l’attacco rivendicato dall’Isis a Nizza, oggi abbiamo un altro attentato, in una chiesa vicino a Rouen, dove il parroco è stato sgozzato.

Nelle stesse ore, spari in Svezia in un centro commerciale a Malmoe.

Perché questa escalation improvvisa di attentati in Europa? Per colpa dell’informazione: tv, giornali e social network diffondono queste notizie nel modo sbagliato.

Parlare di questi episodi in tv e sui grandi mezzi di comunicazione è molto pericoloso. Ci sono dei dati dei quali i media dovrebbero tenere conto. Il sensazionalismo della stampa può costare vite umane. Perché? Leggete queste statistiche assurde, ma reali, quanto tutti questi episodi.

Dopo un suicidio clamoroso, che occupa le prime pagine dei giornali, gli aerei cominciano a precipitare con una frequenza allarmante: un aumento di 10 volte. Non solo, aumentano di colpo anche i morti per incidenti stradali. Da cosa potrebbe dipendere questa incredibile statistica?

Questo fenomeno avviene solo in quelle zone dove il suicidio ha avuto una grande risonanza, mentre dove i media non hanno coperto la notizia, il fenomeno degli incidenti non si è verificato. Inoltre quando il suicidio riguarda una sola persona, gli incidenti fanno vittime singole, ad esempio auto con a bordo il solo conducente. Anche il target è lo stesso: se il suicida in prima pagina è giovane, muoiono accidentalmente soprattutto giovani.

Non possiamo parlare di coincidenze.
Un gruppo di studiosi americani negli anni ’70 cercò una spiegazione logica a questi periodici incidenti a catena. Fu un lavoro in cui furono incrociati numerosi dati e scartate diverse ipotesi.

Il sociologo David Phillips fu la mente brillante che finalmente risolse l’enigma. Scoprì che è tutta colpa dell’effetto Werther.
In Europa subito dopo il 1774 si assistette ad un’ondata di suicidi. A togliersi la vita furono soprattutto i giovani. Si scoprì presto che, suicidandosi, i ragazzi volevano imitare il personaggio di fantasia Werther, protagonista del romanzo di Johann Wolfgang Goethe I dolori del giovane Werther, che si toglie la vita perché la donna che ama è innamorata di un altro.

Il fenomeno raggiunse dimensioni così grandi da indurre i governi di diversi paesi a proibire la diffusione del libro.

Ricostruendo queste vicende, Phillips ha intuito che dietro gli incidenti aerei a catena si nascondono in realtà dei suicidi. Secondo il sociologo certe persone, quando leggono che qualcuno si è tolto la vita, si suicidano per imitazione. Alcuni lo fanno senza pensarci troppo. Altri, per paura del giudizio della famiglia e dei conoscenti, camuffano il gesto estremo simulando un incidente. La correlazione fra lo spazio dedicato sui media alla notizia della prima morte e il numero di incidenti/suicidi è strettissima ed è stata calcolata di 1 a 58, nel senso che ogni notizia che ha avuto una copertura importante ha provocato 58 vittime nella stessa area in cui è stata divulgata.

Ovviamente lo stesso vale per gli attentati. Come i suicidi, anche gli omicidi/suicidi sono spesso attivati dalla stessa leva psicologica.

Alla luce di questo effetto di imitazione l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda “che i mezzi di comunicazione esercitino estrema prudenza e riservatezza nelle notizie riguardanti casi di comportamento suicida. Dovrebbe essere discusso con esperti di comportamento suicida e di prevenzione prima di essere reso pubblico” (Acta Psychiatrica Scandinava, Supplementumn. 354, vol. 80, 1989, p. 22).

Nel 2009 la Bbc suggerì ai mezzi d’informazione alcune linee guida su come trattare questi stragi e notizie, per evitare emulazione.

Cosa dovrebbero fare i media per evitare l’effetto emulazione

Come la Bbc suggerì ed io stesso spiego ai politici che frequentano il mio corso di media training:

  • Non cominciare a raccontare la storia con le sirene in sottofondo.
  • Non pubblicare fotografie del killer.
  • Non coprire l’evento 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, fare in ogni modo per non fare diventare la conta dei morti l’argomento principale.
  • Localizzare la storia il più possibile, per la comunità che è coinvolta, e renderla quanto più noiosa per tutti gli altri.

Questo significa mettere le persone e la sicurezza del proprio Paese prima delle logiche dello share, delle copie vendute e dei clic.

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